Momento frù frù

In tutta la mia vita professionale, non ho mai affrontato degli alti e bassi come in questo periodo, delle vere e proprie montagne russe. Ne soffre tutto l'ufficio. Nell'arco delle ventiquattr'ore si passa dall'esaltazione più totale alla depressione più cupa. Tutti. Certo, in questi casi il contesto è fondamentale e gioca un ruolo chiave nell'eziologia della nevrosi collettiva. Se l'ufficio è popolato e guidato da pazzi esauriti che navigano a vista, allora anche per me sarà molto più facile cadere preda degli sbalzi di umore repentini. Che poi gli sbalzi di umore in sé sarebbero anche gestibili. Il problema è che nel mio caso ho tutto il pacchetto completo: insonnia, disturbi intestinali, gastrite, fame e voglia di fumare isteriche.
Quando attraverso un periodo come questo, chiamiamolo frù frù per comodità, penso sempre a cambiare qualcosa della mia vita, a mutare direzione. Che poi il cambiamento si può chiamare in tanti modi: la chiave di volta, l'apripista, il mule, l'evento x, il big bang(!), ecc. Non ha importanza il nome, ma l'energia fresca e le prospettive nuove che ne dovrebbero conseguire. Purtroppo a questo giro sono a corto di idee e di energie. Non mi resta che sperare in una bòtta di culo provvidenziale. Ma faccio fatica a crederci.

Blog

Qualcuno mi ha detto che il blog è morto. Molto meglio aprirsi una pagina Facebook e scrivere lì. Questa cosa mi fa rabbrividire. Io sono all'antica su qualsiasi argomento, lo so. Ma quando si parla di tecnologie del trastullo divento talebana. E poi il blog è una cosa seria.
Son successe tante cose in questi giorni che non saprei da che parte rifarmi. A dire il vero tutte le mie energie le spendo per le eterne e inutili emergenze al lavoro e per star dietro a una certa situazione che ho in casa. Non scendo nel dettaglio ché si tratta della vita di un'altra persona e non mi va di cianarne più di tanto. Dirò solo du' parole: unemployed and homeless. Potrebbe essere il canovaccio perfetto per una sit-com con i fondali in cartone e le risate registrate. Ora che ci penso: mi sa che mi convenga prendere degli appunti e poi tentare di rivenderli agli sceneggiatori di Un posto al sole, almeno ci faccio qualche Euro. Comunque in questo periodo sono piuttosto impegnata a star dietro alle beghe altrui. La situazione dovrebbe ritornare alla normalità (mi scappa da ridere) la settimana prossima, almeno lo spero. Sennò potrei anche darmi fuoco come quell'imbecille che ha fatto finta di suicidarsi perché non è stato ammesso al Grande Fratello. Io mi sono stupita che continuino a farlo il GF. Preferisco ricordarmi le prime edizioni che guardavo con piacere, o rileggermi i resoconti del GF3 e GF4 di Zoro che si possono ancora scaricare dal suo blog. L'ho detto: sono all'antica su qualsiasi argomento. Prima è meglio.
«Guardi l'orologio e non sai dove cazzo. Tu, comunque, dietro a quel tempo veloce.» A. Nove Superwoobinda

Effetto Zoolander e Grande Crisi


Nella ditta "nuova" dove lavoro hanno giù cominciato a fare i furbini e a pagare in ritardo. Da qui la necessità di scrivere questo post di sfogo: è la mia auto-terapia preferita. Attenzione: la ricetta contiene succo di bile allo stato puro e parolacce q.b.
E poi io col lavoro ne ho passate troppe e adesso non lascio correre più nulla. Specialmente quando mi rendo conto che la Grande Crisi viene presa a pretesto per fare gli stronzi. Ma rimaniamo sul punto e ritorniamo al mio ufficio. Il titolare è un classico, passa dall'arroganza al piagnisteo con tutti: clienti, collaboratori, dipendenti. È simpatico anche se un po' cafone, però lui è convinto di essere chic. Nonostante tutte le arie da imprenditore vissuto che si dà, in realtà è solo un parvenu del mestiere: finirà stritolato al primo alito di vento. E questo non mi fa stare tranquilla per nulla, perché di questi tempi le ventate sono improvvise, gelide e distruttive. Metaforicamente parlando, naturalmente.
Comunque oggi il tipo s'è incazzato perché nessuno di noi ha pensato di pubblicare sul blog aziendale du' parole di cordoglio per il povero Steve Jobs. Porca miseria. È vero, siamo stati dei brutti snob: potevamo pensarci e scrivere una cosa originale, qualcosa che non si sia letto da nessun'altra parte, tipo: stay hungry, stay foolish... per esempio. Invece nulla, abbiamo soprasseduto, non siamo sincronizzati con il presente.
Mentre ascoltavo questa parte di merda, pensavo che come minimo il povero Steve Jobs si starà girando nella tomba nel vedere come il capo usa il suo stilosissimo Mac Air, sottile come una fetta di mortadella coi pistacchi. Non gli riesce usarlo, non ce la fa proprio, s'incasina anche sui tre pallini: rosso, arancio e verde, questi sconosciuti. Una cosa da non credere, pare ci sia candid camera perché non si può essere così maldestri senza una precisa volontà d'intrattenimento.
Però, ripensandoci, il capo non è mica l'unico con il "Mac-handicap"; mi capita spesso di partecipare a riunioni di lavoro con gente che ha l'ultimo modello di laptop Mac in bella vista e poi non lo sa usare e lo maltratta con zampate da primate. Un tempo i soggetti dello stesso stampo sfoggiavano i Rolex alle riunioni aziendali. Ma il Rolex faceva tutto da sé, bastava solo caricarlo di tanto in tanto. Il computer è un pochino più complesso, necessita di un minimo di applicazione per impararne le funzioni base. Sennò scatta l'effetto Zoolander.

Scampolo d'estate a Firenze

Scampolo d'estate a Firenze

Ho sentimenti ambivalenti per la mia città. La amo e la odio. Contemporaneamente. Oggi mi sono fermata al Piazzale Michelangelo, ho fatto due passi e scattato questa foto col cell - ma tanto non dà l'idea della bellezza della giornata. Pensavo: "ma quanto è bella 'sta città!" E subito dopo: "me ne devo andare da qui, manca l'aria."

#vascomerda


Tolgo il post sulla pagina di Vasco Rossi perché non vi è modo su questo benedetto Blogspot - e nel 2011, cavolo mica il 1997, per dire - di mettere la foto della pagina incriminata ingrandibile fino a renderla leggibile. Sono tecnologicamente demotivata.

Diario del fine settimana: colazione e momenti dimenticabili in società


«In casa tua l'unica cosa decente da leggere è la Bibbia.»
«Possiedo una Bibbia?»
Conversazioni casuali davanti al frigo. Colazione a base di tè, uva e Palmine questa mattina che sembra estate e invece non lo è più. Mentre sorseggio il tè verde bio marca Coop, guardo il palazzo di fronte e penso che non sono ancora andata al mare quest'anno. E adesso c'avrei proprio voglia di stare sul bagnasciuga coi piedi a mollo. Un tipo su un terrazzo fuma una sigaretta, tutto preso da quello che sta succedendo giù in strada. Mi affaccio incuriosita: in strada non c'è niente. Fuma pensieroso, indossando una tuta da ginnastica e dei mocassini marroni. Ma non rido del suo look allucinato, non me lo posso permettere, ci mancherebbe. Sono troppo consapevole della mia mise casalinga. Evito descrizioni umilianti, dico solo: ciabatte di spugna e pareo. Ripenso al mare, vorrei essere sulla spiaggia, adesso, a passeggiare. Oppure nella pineta in bicicletta. Mi mangio l'ultima Palmina ché son come la droga ed è un casino smettere.
«Posso usare il computer per fare un giochino?»
«Giochino?»
«Sì, il solitario.»
Perché il sabato mattina per me è sempre abbastanza melenso. Ma stamani c'ho lo spleen più accentuato e non me lo so spiegare. Allora analizzo la mia vita dei giorni scorsi, per scoprirne la ragione. C'è sempre un motivo quando girano le scatole. E infatti il motivo eccolo là: è tutta colpa di una cena a cui ho partecipato l'altra sera, a casa di un'amica di un amico. Una tizia sedicente scrittrice che ha pubblicato a pagamento un fascicolo di racconti su noi donne quarantenni, mi pare, e ha deciso di fare una presentazione dell'opera in casa sua. Quando sono arrivata nessuno mi ha salutata, nemmeno la padrona di casa sedicente scrittrice, che mi ha allungato una mano molle, tutta ingrugnita, per poi darmi subito le spalle e continuare la conversazione con un'altra tipa che non ha risposto al mio saluto. A quel punto io ero affascinata: mai vista una faccia così di culo. Il mio amico Gianni era da solo in cucina a preparare la pasta per tutti. La tipa sedicente scrittrice infatti aveva preparato solo una tavolata di fortuna nel corridoio di casa, infischiandosene del cibo. Naturalmente i posti erano insufficienti per tutti gli invitati. E comunque cazzi degli ospiti. La tipa sedicente scrittrice continuava la sua conversazione senza considerare nessuno. A me è toccata una sedia da bambini, di quelle basse basse, che ho sperato di sfondare con il mio culone importante, ma che invece ha resistito. Mentre in un angolo mangiavo pasta scotta, senza sale, condita con pomarola in barattolo da due soldi, mi è venuto in mente il protagonista di 78.08 di Tommaso Labranca che si viene a trovare in una situazione analoga (a dire il vero meno dramamtica della mia, ma tant'è). Allora ho fatto mente locale, mi sono avvicinata all'uscita e sono sgattaiolata via sorridendo felice alla tipa sedicente scrittrice che proprio in quel momento mi stava guardando perplessa. Libertà. Diobono. Libertà. Il mio amico Gianni non l'ho più sentito. Sarà ancora lì a ramazzare la stanza.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...