Perché un lettore dovrebbe leggere indie? #ilmaggiodeilibri


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Se lo chiede Narcissus, cercando di raccogliere video dagli autori per rispondere a questa domanda.
A dire il vero io non lo so perché un lettore dovrebbe leggere libri indipendenti, "indie" per gli amici.
Ognuno ha le proprie motivazioni. Allora ho cambiato la domanda e mi sono chiesta: quand'è che io leggo indie?

Facendo mente locale mi sono resa conto che lo faccio solo in due casi: quando conosco l'autore oppure se l'argomento è di quelli che mi interessano un casino.
Nel primo caso non ha importanza che sia una conoscenza personale, è sufficiente che l'autore sia un blogger che seguo; di solito mi interessano tutte le sue possibili emanazioni e suggerimenti letterari.
In questi casi sono sempre ben consapevole di star leggendo un libro indie, cioè un libro autoprodotto che "è così com'è". Ovvero che non è passato né dall'editor, né dalla mano esperta di chi i libri li fa per mestiere.
Ne ho fatti diversi di ebook (anzi ne approfitto per annunciare che il quarto è in fase di rilettura), e ormai so che è un lavoro lungo e impegnativo, che una dilettante come me può fare per passione, per divertirsi e per avere la soddisfazione di vedere il proprio scritto finito e confezionato. Ma, almeno nel mio caso, non ho mai avuto, neanche per un istante, l'idea di star facendo meglio da sola che con una casa editrice.
Certo, poi anche tra le case editrici ci sono i cani che hanno la faccia tosta di pubblicare roba impubblicabile, ma qui voglio pensare solo a quelli che il lavoro lo fanno per bene.

C'è questo ragazzo, Fabrizio, che suggestivamente paragona il libro autoprodotto al frutto della terra a km zero. Premetto che non sono una gran fan del km zero nemmeno quando si tratta di zucchine e fagiolini, e penso che anche nel caso del libro il discorso non sia proprio così.


"La ricerca autonoma di un autore autopubblicato è come andare direttamente nel frutteto a raccogliere un frutto, invece che accontentarsi della cassetta".Così Fabrizio Spadini autore di "Età privata" (http://goo.gl/0xYNvs) a sostegno della lettura di libri autopubblicati.Grazie Fabrizio!Volete dare anche voi un contributo alla nostra iniziativa? Affrettatevi, è possibile prenotarsi entro venerdì 22! Maggiori info, qui: http://goo.gl/48GIDa.
Posted by Narcissus Italia on Wednesday, May 20, 2015



Certo, è vero che un libro autopubblicato merita pari dignità di un libro pubblicato da un editore. Ed è vero anche che non sempre "self" equivale a scarsa qualità**. Tuttavia un romanzo pubblicato attraverso i canali "ufficiali" dell'editoria, avrà sempre come valore aggiunto, oltre all'opera dell'autore, il lavoro imprescindibile degli altri professionisti (editor, grafico, spampatore, impaginatore, ufficio marketing...)
Lavoro imprescindibile che esigo quando compro libri di editori che considero "top" e che mi aspetto di meno, man mano che "scendo" verso le pubblicazioni indipendenti. Mi incavolo di brutto e grido alla truffa  quando trovo sciatterie fatte dagli editori che per me sono i migliori. E purtroppo ogni tanto succede.
Invece per gli autopubblicati ho aspettative più basse, anche se riconosco e rispetto il tempo e l'impegno di fare tutto da soli. So bene che, dopo un po' che ci lavori, il tuo libro lo conosci a memoria e non vedi più gli errori.
Quando l'autopubblicato mi stupisce in positivo sono contentissima. Ho letto sia chicche fatte in casa sia ciofeche sopravvalutate, ma blasonatissime a livello editoriale.

Poi pubblichi indie e qualcuno ti lascia commenti del genere e allora sai di aver fatto bene:




Questi commenti sono rivolti al mio L'Alba dei Farabutti,  che ho scritto con lo pseudonimo Leonetta G. Bartolozzi.
Si trova su Amazon, UltimaBooks, Google Play, iTunes. È un racconto lungo (mi fa impressione usare la parola romanzo) di argomento ultra-contemporaneo.
Questa è la copertina indie:



Rappresenta una foto che ho scattato col cellulare a un pezzo di cielo con delle antenne tv, a cui poi ho sovrapposto, con Gimp, alcuni effetti e l'immagine di una manta che sembra che voli in cielo (ha senso con la trama del libro).



* Attenzione: foto scelta solo per motivi ormonali, non c'entra niente con il contenuto del post.
** Controesempio al volo

4 commenti:

  1. Ma lo scrittore indie aspira sempre a essere notato da una casa editrice, giusto? Visto così,mi sembra un buon modo per cercare di farsi notare per i propri meriti in un settore in cui altrimenti è difficilissimo essere presi in considerazione.

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    1. Credo proprio di sì. Almeno per me sì. Se un editore qualsiasi mi considerasse, ne sarei felicissima, anche solo per il lavoro di editing e l'approccio da professionista. Imparerei un mucchio di cose...

      Nell'Alba dei Farabutti ci sono dei punti deboli di cui mi rendo conto da lettrice incallita, ma che non ho saputo sistemare come avrei voluto proprio per mancanza di esperienza e professionalità.

      Poi, figuriamoci, far da sé è anche divertente, pensa che da settimane sono in cerca di un divano/poltrona abbandonati per strada per fare la foto per la prossima copertina.

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  2. .......nooooooo ma il disegno...... che fine ha fatto?? __Maux___

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    1. Mi dispiace tanto, però mi sto mettendo l'animo in pace. Niente disegno, solita foto.

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