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Momento new age prima del caffè: interrogarsi sul karma

Ogni volta che in un raro momento positivo, sorrido alla vita e, spinta dal desiderio legittimo di vivere meglio, faccio dei buoni propositi di auto-evoluzione personale e auto-miglioramento per me stessa, per il mio futuro, perché io valgo ©, ecc.
Ecco, sono queste le uniche volte in cui percepisco l'esistenza reale e tangibile del cosiddetto karma. Infatti, proprio nel momento esatto in cui decido che: da oggi basta, d'ora in poi andrò avanti con allegria, affrontando tutti gli ostacoli e le sfighe col sorriso di chi ama stare al mondo, perché tutto sommato la vita è bella... Beh, tempo dieci minuti e mi ritrovo due multe in mano per un totale di quasi duecento Euro. Eccallà.
Ma non sono le multe a farmi tappare la vena. È il maledetto tempismo perfetto che mi ammazza sempre ogni ottimismo e mi dà la conferma che esista sul serio una divinità personale, dotata di un grosso telecomando (io me la figuro così), in grado di provocare piccole sfighe antipatiche, ogni rara volta che vivo un momento di sollievo esistenziale.
Questa divinità agisce in base a una formula precisa: evento fortunato -> sfiga, dove la freccina indica la quasi immediatezza dei due stati. È matematico e squisitamente causale: un attimo di spinta positiva e di visione del mondo ottimista mi costa immediatamente un evento disturbante estemporaneo, che arriva proprio in quel frangente a rovinarmi quell'istante in cui ero riuscita finalmente ad essere ottimista.
Karma, mi dicono. E io ne prendo atto: karma. Suona anche male, karma. E mi fa nascere subito un altro dubbio. Il fatto che non si sia mai verificata la situazione contraria, ovvero sfiga -> evento fortunato, mi dà da pensare ulteriormente. Possibile che 'sto karma sia solo punitivo, frustrante e a senso unico? No, dai.

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