Consapevolezze cosmiche

Fa un caldo eccessivo. Io ho sonno e mi perdo nel cazzeggio online tra Twitter e Facebook quando invece dovrei lavorare e soprattutto preparare certi documenti fondamentali per il commercialista perché le scadenze sono scadenze e le scartoffie sono il nutrimento preferito dei Moloch della burocrazia. Ho una gastrite galoppante dall'inizio della settimana e non accenna ad andarsene. Ho ancora la tazzina del caffè qui accanto al computer, intatta, perché il caffè in questo momento per me è veleno e il mio corpo lo rifiuta con tutte le sue forze. Tuttavia l'abitudine di prepararmelo dopo pranzo mi dà conforto e non ci rinuncio per dei volgari bruciori di stomaco. Caldo, estate in città, serate in casa a farsi pungere dalle zanzare, serie TV da rivedere, piccioni quasi annullati del tutto, dall'introduzione dell'ultimo dissuasore di mia invenzione: Nemesi©. Un "Ordigno" di cui parlerò in futuro in un post apposito perché vorrei corredare il tutto con delle foto, descrizione di caratteristiche tecniche e forse qualcos'altro, da condividere con licenza Creative Commons con chi, come lo ero io fino a poco tempo fa, è sotto assedio da piccioni. Ma sto divagando. Volevo parlare d'altro, di robe esistenziali e delicate.
Mi sono resa conto, infatti, di avere dei grossi problemi con la fine delle storie. Ultimamente scrivo un mucchio di racconti, piccole novelle, che salvo in rigoroso txt (sono una talebana del formato) in una cartella di dropbox tutta dedicata alla mia vena creativa. Ieri sera mi sono accorta che la cartella "gss" (gatta sorniona scrittrice) contiene all'incirca una sessantina di file: ogni file un racconto. Tantissimi a pensarci bene. Ma da quando non ho più la tv le mie serate casalinghe le devo pur occupare in qualche modo. Dicevo, una sessantina di racconti , alcuni lunghi altri brevissimi con una caratteristica in comune: non ne ho conclusi neanche uno. Da ciò ho dedotto di avere qualche problema con la conclusione delle storie. E siccome da queste parti in tema di seghe mentali non ci si fa mancare proprio nulla, ho allargato questa mia "caratteristica" a tutti gli aspetti della mia vita. E in effetti, guardando indietro nel tempo, ho sempre avuto grossi problemi a concludere le storie, a prendere direzioni nuove, lasciandomi il "fu" alle spalle, senza paura. Se è vero che la vita è un viaggio, allora il mio è simile a quelle famiglie che vanno tutti gli anni felicemente a fare la villeggiatura nello stesso rassicurante posto, senza porsi il problema del qualcos'altro migliore. Finisco la settimana con la consapevolezza di essere l'incarnazione della famiglia Brambilla. Eccallà la tristezza siderale:

5 commenti:

  1. "scartoffie" certo, ma anche pagamenti..le tasse mi stanno strozzando, non so te... _MAU_

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Le tasse si sa che sono in questo periodo e più o meno mi regolo per pagarle pensandoci tutto l'anno. Mi stanno sulle scatole i piagnistei. Anche se capisco la disperazione di tanti imprenditori e professionisti, spesso legittima, ma alle volte molti fanno anche finta di cadere dal pero e questo è ridicolo. Conosco -conosciamo!- imprenditori che hanno fatturati mediocri girare con SUV che costano come un appartamento. Ne ho parlato tante volte in vecchi post (e "dal vivo"), questo significa vivere costantemente al di sopra delle proprie possibilità. Pensare di essere come Steve Jobs quando si fatica a condurre una Srl con capitale sociale di 11mila euro è ridicolo. Tu sai a chi mi riferisco e sono incazzata perché riesce sempre a svicolare, non si sa come e non si sa sulla base di quali appoggi. Comunque di gente così ne è piena tutt'Italia e tutti noi paghiamo anche le conseguenze del loro stile di vita dissennato. Ti ricordi le attrezzature obsolete in ufficio? Il computer su cui lavoravo con risoluzioni "anni Novanta" e sistema operativo Windows Vista craccato male (nel senso che ricevevo continuamente Alert a sollecitare di regolarizzare il tutto). Tu lavora con una scritta che lampeggia costantemente nell'angolo del monitor perché hai rubato il s.o. e vedrai com,'è snervante. Mentre il coglione aveva il suo mac ultimo modello che non sapeva usare e il suv da centomila euro o forse più fuori? Gente così danneggia tutta la collettività. Hai toccato un nervo scoperto, merda! :)

      Elimina
  2. a me sarebbe piaciuto, almeno ogni tanto, rannicchiarmi in qualcosa di risaputo e rassicurante.
    anche noioso, va bene, ma senza sorprese.
    tanto, anche con l'inquietudine spinta, i finali delle storie non arrivano comunque o, se arrivano, non sono certo stata io a costruirli.
    grazie per il siparietto dei Gufi: ne ho approfittato per farmi un giro su youtube di vero cabaret.

    RispondiElimina
  3. Non so Gatta, sono irrequietezze che non riesco a sopire. Pensa che mi è venuta pure voglia di cambiar casa. un bel trasloco, mi ci vorrebbe un bel trasloco! Forse ho solo l'esaurimento nervoso.

    RispondiElimina
  4. un trasloco te lo farebbe venire l'esaurimento nervoso!!!
    per un approccio appena più indolore, prova a ritinteggiare le pareti. ;-)

    RispondiElimina

Ciao, lascia un commento, se ti va!

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...