L'assedio


Il rumore di un battito d'ali, simile a un grido strozzato. Rimango di sasso. È il piccione che si avvicina alle serrande abbassate. Lo sento quando si posa sul davanzale anche se non emette nessun rumore. Sono fuori, lo vedo lassù che finge di guardare lontano, mentre scagazza sul mio cornicione. Sono dentro, io so che è lì. Gruga all'improvviso, le mani si bloccano sulla tastiera. L'azione comincia, scateniamo l'inferno. Il caldo fiaccante sparisce in un istante, l'aria ritorna respirabile, l'attenzione è tutta lì fuori, a pochi centimentri. Bastardo, cadrai sotto i miei colpi. Mi alzo lentamente, anche il più piccolo rumore potrebbe far scappare la preda. Ma io oggi voglio il mio tributo di sangue, mi spetta, ho accumulato l'anzianità necessaria, santo cielo. Afferro l'arma e mi preparo al fuoco. Al corpo, devo mirare al corpo. Faccio piano, mi metto in posizione, pronta alla raffica definitiva. Con l'altra mano afferro la fettuccia della serranda, in alto, perché il colpo deve essere uno e secco. Mi acquatto, devo fare pipì, ma ora non è il momento dei bisogni corporali. Ora è il momento dell'azione. Colpo secco. La serranda si alza. Faccio fuoco, anzi acqua, lo schizzo fa un arco nel cielo. Il piccione è lontano, questa volta illeso. Vado in bagno per pipì e ricarica di pistola ad acqua, cantando fiera dilegua, o notte, tramontate, stelle, all'alba vincerò, vincerò, ecc.

2 commenti:

  1. Maledetti, io gli tiravo le pigne. Poi sono passata a fare "pscc pscc" molto forte battendo le mani. Non so cosa pensassero i vicini.

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    1. Se batto le mani non si girano nemmeno a guardarmi. Ho risolto con la pertica che tengo in bagno, riesco a scacciarli, ma dopo ritornano... Li odio, maledetti , piccioni.

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