Brevi appunti banali per chi si pubblica da sé: 3,99 è il nuovo 2,99!

Condivido un po' di riflessioni e letture sull'autopubblicarsi in ebook. C'è chi pensa sia un passatempo da sfigati, invece io lo trovo divertente. Il mio prossimo ebook è ancora fresco di riscrittura estiva molteplice. Un altro paio di revisioni ulteriori e lo pubblicherò online con Smashwords. Nel frattempo cerco di dargli una copertina e un titolo decenti. Operazioni difficilissime!
A questo giro voglio provare a venderlo e così cerco anche di documentarmi sull'argomento che mi interessa molto. Mi è costato tanto tempo scriverlo e tratta di un tema che (mi sono accorta solo dopo averlo finito) è molto presente nella top ten dei post più letti di questo blog. Ora, il mio vecchio blog non ha alcun valore statistico, ma è il mio passatempo, ci faccio quello che mi pare e mi funge da trastullo anche per trarne conclusioni strategiche.
Ma torniamo all'autopubblicazione.

In ognuno di noi c’è un fattore di stupidità, che è sempre più grande di quanto supponiamo


Quando si fa una buona azione il karma ci ricompensa. C'è chi ci crede sul serio a 'sta cosa. Invece aiuti qualcuno che ritieni importante e che nel momento del (suo) bisogno entra a gamba tesa nella tua vita e... niente. Non che mi aspettassi ricompense, per carità, non l'avevo fatto per questo. Ho agito come si suol dire col cuore, ascoltando la richiesta di aiuto di una persona cara che sta attraversando un momento difficile e ho cercato di fare il possibile. Adesso mi sento solo una bischera presa per il culo. Ho sbagliato, certo, non farò lo stesso errore mai più. D'ora in poi mi atterrò alle teorie del prof. Cipolla e non agirò più stupidamente ma mi muoverò solo sui terreni dove il mio vantaggio e benessere saranno chiari e prioritari. Ciao karma, è stato bello conoscerti e testarti. Nel frattempo fisso qui questa esperienza per ricordarmela. Con la modalità criptica che piace a me, anche se non ha più senso che stia tanto a mantenere l'anonimato. Ma suvvia. Perché le persone non sono mai come dicono di essere (banale, ma vero), alcune sono proprio dei pozzi neri. Apri il tombino e il tanfo è insopportabile. Allora scopro che rubi in casa dei parenti, come un tossico farabutto. Mi sa di anni Ottanta. Ma te lo ricordi che fine hanno fatto i nostri amici più grandi che vivevano in quel modo? Dai, via, fai cacare. Poi scopro che non è vero quello che hai raccontato: mi hai detto un cumulo di panzane. E io mi ero pure preoccupata. Per poco, ma mi sono preoccupata. Poi scopro che hai venduto l'argenteria. Che cavolo è, un film? Mia madre se li ricorda ancora quei pezzi, stavano nella tua famiglia dal Settecento. Ma come hai fatto a venderti l'argenteria? Ma dai, ma che vergogna. Poi vengo a sapere da una persona a te vicina, attonita e sfinita, che sei un bugiardo patologico. Non recupererò più i miei soldi, lo so per certo, ma tu hai perso tutto e tutti. Crepa, te lo dico col cuore.

#Ruralia 2013: flora e fauna @ Expo Rurale Toscana


"Il bambino Simone si è perso e attendiamo i genitori al banco informazioni", "si pregano i signori visitatori di non entrare nello spazio antistante riservato a balle di fieno e spaventapasseri", "mi dà un pezzo di pane per il mio bambino?*", "Elisabetta attende la mamma e il babbo al banco informazioni", "ricordiamo che lo spazio antistante al padiglione Spadolini è riservato agli spaventapasseri e alle balle di fieno", "un pezzetto di pane... per il bambino... si può avere?*", "Nicola attende il babbo al banco informazioni", "i signori visitatori sono pregati di non invadere lo spazio riservato a spaventapasseri e balle di fieno", "un pezzo di pane, che me lo da, c'ho i' bambino?!*", "Caterina aspetta i genitori al banco informazioni all'ingresso"...

Sono stanca.

Sono molto stanca. 

*niente drammi della povertà, ma solo pezzetti di pane semplice, con cui spezzare le degustazioni alcoliche, scambiati per bruschette gratis da tutti i passanti questuanti (e insistenti).

Mancano 101 giorni a Natale


Ci risiamo. Le solite inquietudini di settembre. Dissidio interiore e stress. Lo ammetto: ho provato ad aprire un altro blog, con un altro nick. Tanto per rinnovarmi. Ogni tanto lo faccio. Dico vaffanculo a tutto e apro un altro blog. È una bella valvola di sfogo. Poi mi pento e chiudo tutto nello spazio di due o tre post.
L'unico che è sopravvissuto è questo. Sono 11 anni tondi che Gattasorniona esiste e blogga. Un decennio più un anno, cavolo. Ma ora mi sono esaurita, gnà fo più. Soluzione: sparire e ricominciare da capo. Con un nuovo blog. Un nuovo nick. Boh.
È una prospettiva allettante ricominciare. Qui "sul" virtuale pare più facile. Fuori dai pixel lasciamo perdere, è un casino solo andar via un paio di giorni, signoramia. Ma adesso anche internet è diventata come la vita reale, piena di obblighi e consuetudini sociali improcrasinabili. E che palle. Allora, magari, ricominciare da capo fuori da internet, in una di quelle darknet di cui si parla tanto. Poi però io non ci so andare nelle darknet coi nerd smanettoni e allora rimango qui a fare il chilo. Ma è il pensiero che conta. Ragazzi nerd, sono con voi.
Riciclarsi, cambiar nome, come fanno i partiti polititici quando sono bolliti. E io sono bollita. Una signora lampredotto. Voglio un nuovo nickname, che mi calzi a pennello. A dire il vero l'avrei anche trovato, una parola sola a questo giro. Non dico qual è, ci sto ancora pensando. Poi mi dico: ma chi me lo fa fare? Non è più semplice rimanere così?
È un sabato pomeriggio intriso della tipica, concitata, irritante vivacità settembrina. Non sono andata ancora in ferie e mancano 101 giorni a Natale.

Appunti banali di diario #4


Appena posso vado in giro a pedalare in centro. Ho provato a cambiare itinierario, ma fuori dalla città c'è tutta quella campagna e mi snervo all'istante. Mi manca subito il traffico, l'arno, i parchi e giardini con la natura in dosi omeopatiche, le strade strette del centro storico e le soste provvidenziali alle fontane per bere l'acqua. Lo devo ricordare per le (rare, a dire il vero) volte in cui penso che sarebbe bello abitare fuori città e vivere più a contatto con la natura.
Faccio un mucchio di foto da quando ho scoperto che la mia macchinetta fotografica ha un sacco di funzioni fighissime e posso fotografare bene qualsiasi cosa. C'è pure un'opzione "food" per fotografare i piatti col cibo, ma giuro solennemente di non abusarne mai. La tratterò come un super-potere, la userò solo in caso di estrema necessità. Ecco. Pensavo di essere io quella negata per le foto: sempre e solo colori piatti e perennemente sfocate, se non mosse. Bastava, invece, cambiare le impostazioni. Le maledette impostazioni che sono sempre state lì, bastava solo premere il tasto giusto. Hai un oggetto da tanti anni e sei convinta che sia una cosa da poco. Poi basta qualcuno più sveglio che ti spiega come funziona per superare la mia incrollabile tendenza alla superficialità pigra. E riprendi subito piacere ad usarlo. Me ne devo ricordare anche per altri aspetti della mia vita, non solo per la stupida macchina fotografica.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...