Scena del Crimine*


Ho passato una nottata insonne. C'era qualcuno là fuori che mi spiava. Sentivo continuamente rumori strani, ramoscelli spezzati, un frusciare sinistro di foglie secche, e ho avuto paura paura tutte le volte che sono andata in bagno.
Mi sono svegliata più volte nel buio, col cuore in gola impazzito come quello di un criceto sulla ruota.

Alla fine un rumore più forte degli altri mi ha fatta sobbalzare. Ho acceso la luce anche se era già giorno.



Mi sono alzata e sono entrata nella mia cucina, che è di legno antico, con gli elettrodomestici in acciaio inossidabile e vecchi lampadari di alabastro italiano. Ho afferrato il coltello Ikea per i surgelati, poi ho passato in rassegna tutte le stanze. Camminavo a piedi nudi, sentivo una presenza.

Niente.

Ho perlustrato tutto l'appartamento. Poi ho indossato le infradito Muji e sono uscita sul balcone.

E solo in quel momento ho visto le tracce. Non era stato il frutto della mia immaginazione.

Tracce organiche, proprio di fronte alla porta finestra della mia stanza.

Era stato lì.

Forse erano più di uno.

L'esame del dna mi avrebbe dato un quadro più preciso. Anche se non ha importanza: nulla può cambiare il fatto che sono stata spiata nel sonno. Nella mia proprietà.

Rientro in casa, sono sconvolta, ma devo agire adesso, prima che lo sconforto abbia il sopravvento.

Cerco il mio kit per la raccolta delle prove e torno sul balcone. Raschio le tracce organiche con la spatola in aciaio inox con impugnatura ergonomica in silicone ipoallergenico e deposito il materiale in un sacchetto di polietilene, del tipo che uso sempre per questo genere di oprazioni. Con un pennarello ci scrivo sopra: "Evidence A". Non serve a nulla, ma figo scriverlo così.

Apro l'armadio a muro in stile marinaro e afferro il mio Gloria 000085.4000 SOX5, spruzzino speciale a pressione, caricato a candeggina.

Mi rendo conto che devo cambiarmi prima di agire, non posso farlo in pigiama. Torno in camera.

Apro armadio e cassetti e pesco biancheria, calzoni neri con i tasconi e maglia a maniche lunghe nera con lo stemma del CFC ricamato in oro. Che cavolo è il CFC? Non sono mai riuscita a capirlo.

Devo rimanere focalizzata.

Ritorno all'armadio a muro e impugno il Gloria 000085.4000 SOX5, poi torno di nuovo in camera, pensando che potrei anche fare a meno di preoccuparmi di queste cose e montare delle telecamere a infrarossi.

Mi sento stanca.

Non ho ancora fatto colazione e la fame comincia a farsi sentire.

Ma prima so che devo sistemare la scena del crimine, poi potrò mangiare.

In strada vedo Giò che cerca parcheggio alla sua Vespa PX 150, verde militare, con le rifiniture bianche e la sella personalizzata in pelle lavabile marrone. È priva di contrassegni, anche se è dotata di uno scanner radio che gli permette di intercettare le frequenze della polizia.
La finta pelle o similpelle e a volte vinilpelle è una pelle sintetica e può essere un tessuto impregnato/spalmato con resine poliuretaniche o completamente sintetico. Sono contenta che non usi più l'ecopelle, che invece è un cuoio a ridotto impatto ambientale, ma poco adatto per una sella di Vespa.

Dall'alto lo vedo togliersi il casco. Noto che ha i capelli bianchi, è invecchiato, anche se ha un aspetto ancora giovanile. È snello, col portamento elegante, quell'eleganza naturale che mi piace di lui fin dal primo momento che l'ho incontrato.

Sulle spalle ha uno zaino tattico nero, in nylon 600D ad alta densità, dello stesso tipo di quelli usati dai lagunari nelle missioni top secret di vigilanza delle navi da cargo battenti bandiera italiana in acque infestate dai pirati. Arriva ai gradini davanti al portone.

Un angolo della ringhiera attira la mia attenzione. Un brivido lungo la schiena; come ho potuto essere così superficiale?

Suona il campanello.

- Sali?
- Non chiedi chi sono?
- Ti ho visto dalla terrazza.
- Ah.

Sono sconvolta le tempie pulsano e mi preannunciano un mal di testa epocale. Mi butto nell'armadio a muro, devo trovarlo al più presto.
Inizio a cercare febbrilmente tra i detersivi, l'aspirapolvere, un barbecue da appartamento che non ho mai usato perché non è prudente farsi vedere fuori a cucinare, non sai mai chi ti sta guardando. Anche se questa parte della città è piuttosto tranquilla, non mi va di rischiare. Un tempo Novoli era malfamata, adesso è un quartiere dormitorio, ci stanno tanti giovani e tante famiglie. Ma non significa abbassare la guardia, come lo dimostra l'incursione che ho subito questa notte.
Avevo sentito dei gorgheggi sospetti, ma dormivo e non mi sono preoccupata. Invece adesso scopro una falla nel sistema di sicurezza. Il perimetro della  mia proprietà e violabilissimo. Devo rimediare subito, ma non trovo...

- Ehi.

Entra in casa.
È vestito casual, giovanile.
La sua eleganza innata gli fa indossare qualsiasi cosa con disinvoltura.
Giacca mimetica leggera con i toni di marrone, t-shirt, Lewi's e Dr Martens nere con cuciture gialle. Ho la casa umida e polverosa, in disordine, trascurata. O almeno così mi sembra: non ho ancora riposto il piumone invernale nell'armadio, non c’è profumo di cibo in cucina, non ci sono voci né rumori.

-Ehi, indovina.

- Cosa?

- Incursione notturna.

Si scurisce in volto e si avvicina alla finestra che dà sul terrazzo. Una breve occhiata, senza affacciarsi, rimanendo al riparo da occhiate indiscrete.

- Cazzo, non si può abbassare la guardia un momento.

- Lo so - dico continuando a rimestare nell'armadio.

Dove cavolo sarà finito? Il cuore batte forte, nel momento in cui mi alzo ho un altro leggero giramento di testa. Devo mangiare qualcosa. Vorrei una fetta di pane integrale tostato, con burro e marmellata di more fatta in casa. E poi una tazza di caffè, nero e doppio, preparato come si deve.

Finalmente trovo quello che sto cercando. Emergo dall'armadio e gli mostro il rotolo di dissuasore per volatili a nastro banda riflettente mm. 50x30 mt.

Ci guardiamo negli occhi.

Lui prende il nastro, va sulla terrazza e lo sistema nel punto lasciato vuoto.

La sicurezza è ripristinata.

Io vado in cucina, cerco la macchina per il caffè in acciao e il barattolo con la povere sottovuoto. Sollevo il coperchio e sento l’odore del caffè forte, marca Coop 100% Arabica. Carico la moka e accendo il fornello a fuoco basso.

Lui apre lo zaino e tira fuori un pacchetto contenente una grande fetta di focaccia con pomodorini pachino, peperoni tagliati a listarelle, zucchine grigliate, cipolle, pasta di acciughe, e timo lucano.

L'odore si sparge per la cucina e si mischia a quello del caffè.

- Queste le metto in fresco, per dopo, - dice riponendo in frigo due Beck's da 66 cl. e un cartoccio di mortadella italiana coi pistacchi siciliani.


*Ho letto un libro di Patricia Cornwell. Almeno ho tentato. Confesso che non è il mio genere, infatti non ce l'ho fatta a superare la trentina di pagine, però mi sono divertita a scrivere questo post cercando di imitare suo stile.

2 commenti:

Ciao, lascia un commento, se ti va!

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...