Perché aborri l'idea di auto pubblicarti in cartaceo?

Appartamento lussuoso in uno dei tanti palazzi signorili di fine Ottocento situati sul bordo del centro storico. È lo studio di un professionista rinomato.
Ci conosciamo da tanti anni, da oltre un decennio per la precisione.
Stiamo terminando un lavoro piuttosto lungo, in cui abbiamo avuto un sacco da fare. Sono stanca, non vedo l'ora di finire e andare a prendere un caffè.

Ci salutiamo.

Esco dallo studio e mi dirigo all'uscita.

Percorro il corridoio in penombra, il pavimento ricoperto di tappeti persiani e alle pareti un bel tot di quadri dei Macchiaioli, parte di una collezione privata piuttosto importante. Riconosco un Oscar Ghiglia, un Telemaco Signorini, e poco altro. Ma sono un bel po' arrugginita in questo campo e mi stufo del gioco quasi subito.
E poi voglio un caffè con tutte le mie forze.

«Psssss»

Mi giro di scatto ma non c'è nessuno. Affretto il passo verso il portone. In quell'appartamento ho sempre un po' paura; certi ambienti sembrano pullulare di spiriti inquieti.

«Psssssssssssss»
«Chi è?» chiedo a voce troppo alta, tradendo il nervoso.
«Chi vuoi che sia?»

Solo in quel momento mi accorgo della mezza faccia del ragioniere che sbuca in fondo.

«Ehi, ciao, pensavo non ci fossi. Vieni a prendere un caffè?» gli domando mentre mi giro per uscire.
«No, vieni qui.»
«Guarda, usciamo, ho la testa che mi scoppia.»
«Vieni qui, dai. Ho bisogno di una faccia amica» dice sparendo dalla mia vista.

Ripercorro il corridoio, giro in quello più piccolo.
In fondo, la porta del suo studiolo. L'hanno ricavato dalla vecchia sala fotocopie. Per la tranquillità del ragioniere e delle segretarie che prima dividevano la stanza con lui.

Entro, mi siedo e mi guardo intorno. Mai vista una stanzetta così stipata: libri, faldoni, scartoffie ovunque. Scaffali stracolmi, dal pavimento al soffitto, su tutti e quattro i lati.

Il ragioniere si accascia sulla sedia, sospirando.

Qualcosa di familiare, ma allo stesso tempo inquietante, entra nel mio campo visivo.

Lì per lì non ci faccio caso tanto caso, quello stanzino è il caos primordiale. Per riuscire a distinguere qualcosa in quel casino lo devi proprio cercare.
Ma è il colore ocra che attira la mia attenzione. Il maledetto color ocra.

E infatti eccoli lì, uno accanto all'altro. Proprio nello scaffale alle sue spalle.
 Gli indico i volumetti color ocra, saranno una trentina.

«Ma come ragioniere, ancora non li hai venduti tutti?»
«Cosa?»
«I libri della Sam
«Hm, è proprio di questo che che ti volevo raccontare...» mormora.
«Che è successo, ragioniere?»

Sono curiosa come una scimmia. Lui sembra sulle spine, guarda nervoso la finestra.

«Allora?» lo incalzo.
«Mmmm.»
«Che succede, dai.»

Mi guarda afflitto.

«Ho scopato con la Sam» dice.

Sono delusa, lo sapevo già da mesi. Però lei racconta in giro che la cosa è molto seria, e che sono fidanzatissimi. Evito di informare il ragioniere. Ma non ce n'è bisogno.

«Lei pensa che siamo fidanzati.»
«Ok, ma tu che pensi?»
«Non lo so. Ma il problema non è questo, figuriamoci.»
«E allora che succede?»
«Lei vuole scriverne un altro.»
«Un altro fascicolo?»
«Romanzo, per favore.»
«Ok, scusa; un altro romanzo?»
«Sì.»
Il ragioniere fa una smorfia strana, sembra di dolore.
«Ma da quando dura questa storia con la Gioli?»
«Da un annetto, forse più.»

Improvvisamente capisco la sacchettata di libri, capisco il senso di "Edizioni Avalon 3000"... Adesso è tutto chiaro.

«E ora lei vuole scriverne un altro. Ma ancora non ha cominciato. NON ha cominciato a scriverlo...»

Si interrompe per passarsi la mano sulla faccia.

Io sono delusa, pensavo a chissà cosa.

«Non capisco, scusa. Qual è il problema? Quando l'avrà finito lo pubblicherete, magari elettronico, magari solo online, non c'è bisogno di spendere un capitale. Amazon ha iniziato anche a fare il print on demand. Mica ti devi svenare per la Gioli. E poi, scusa, ce li hai tutti lì i "Colazione da Paszkowski", non pretenderà mica che tu sia pronto a stamparne altri...»

Il ragioniere inizia a singhiozzare.

Sono allibita e divertita.

«Non lo sa» dice tirando su col naso.
«Cosa?»
«Quella stronza non lo sa, capisci?»
Tira fuori dalla tasca della giacca un fazzoletto con le iniziali ricamate.

«Ma cosa non sa?» lo incalzo.

Il ragioniere si soffia il naso rumorosamente. Piega con cura il fazzoletto sporco, lo rimette in tasca.
«La Samantha, non sa un cazzo»

Non sto capendo più niente.

«Scusa, ma cosa non sa?»
«Dei libri, non sa dei libri. Non sa che sono tutti qui. E sono molti di più di quanti tu creda. Guarda!»

Apre uno sportello del mobile alle sue spalle.
Dentro ci sono stipate centinaia di copie del famigerato volumetto color ocra.
Comincio a capire.

«Oddio.»
«Le ho mentito, capisci? Le ho detto che erano andati a ruba. Che erano garbati un casino a tutti. Andati ruba, con tutti che me li chiedevano per regalarli. Cazzo, tutti venduti. Ho detto proprio così.»
«Ma scusa, lei ci ha creduto? Che è scema?»
«Certo che ci ha creduto e ora si è messa in testa di fare il bis.»
«Cosa?»
«Sì, vuole mettersi a scrivere il "Colazione da Paszkowski 2". Anche se è ancora indecisa, infatti potrebbe chiamarlo "Colazione da Gilli" così, se ci sarà un volume tre, lo potrà intitolare "Colazione alle Giubbe Rosse", tanto per nominare tutti i bar di piazza della Repubblica...»

Si passa la mano tra i capelli grigi, mentre si allenta la cravatta.

«E vabbè, lasciaglielo scrivere, che te ne frega?» cerco di essere pragmatica.

«Stai scherzando, vero? Lei vuole che io lo finanzi. Ha chiesto il part-time, ti rendi conto? Tanto può vivere arrotondando con la vendita dei libri. Sta aspettando che il sottoscritto, in quanto suo editore, le versi i 4.400 euro di proventi del primo libro. Gliel'ho raccontata io questa cazzata, capisci? Solo per scopare, ti rendi conto?»

La stanza inizia a girare.

[Continua?]


Qui la prima puntata: "La nemesi della palla del Verrocchio e l'ennesima sfumatura di editoria fai da te (sulla crisi economica e di mezza età: alternative al venditore africano di libri) ".

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