Letture: La vita sessuale delle gemelle siamesi

Finalmente un romanzo coi fiocchi. Come tutti i libri di Irvine Welsh anche La vita sessuale delle gemelle siamesi (Guanda, 2014) è una grande dichiarazione d'amore alla vita, soprattutto gli aspetti più cinici e perversi.
Trama:
Lucy è una personal trainer figona, palestratissima e incline al turpiloquio, con la fissa per la forma fisica, le arti marziali, il conto delle calorie. Si è costruita una routine di ferro, scandita da allenamenti, cibi sani e scopate promiscue. Naturalmente nutre un odio assoluto per i ciccioni fuori forma e il junk food.
Una sera compie un atto di eroismo che la rende famosa su tutti i telegiornali grazie all'intervento casuale di Lena, artista obesa con un piede nella depressione, che filma la scena consegnandola al clamore delle televisioni. Lucy si trova investita da un'improvisa notorietà sui media nazionali, contendendosi i riflettori con l'altra storia del momento: quella delle sorelle siamesi che litigano sul diritto di una delle due di avere un fidanzato mentre l'altra non ne vuole sapere.
Lena è stanca di essere obesa e apatica, e coglie la palla al balzo per assumere Lucy come personal trainer che la rimetta in forma.
Lucy la odia come odia tutti i ciccioni, ma al contempo ne è affascinata e le due iniziano a frequentasi. Fin dalle prime battute sviluppano una relazione morbosissima che finirà per amplificare la psicopatia di entrambe, fino a toccare i gustosi livelli di follia a cui ci hanno abituato i romanzi di Welsh.
Sullo sfondo, la storia delle gemelle siamesi rimbalza dalla tv ai giornali, solleticando i pruriti voyeristici degli americani e fa da contrappunto all'evoluzione (degenerazione) del rapporto tra Lena e Lucy.
Non racconto altro per non rovinare la sorpresa a nessuno.
Fa da sfondo una Miami, piena di luce e personaggi borderline, che abbiamo già incontrato in "Crime". A questo giro, infatti, non c'è la Scozia né la droga, ma la Florida e l'ossessione squisitamente americana per la forma fisica e la dieta. Argomenti che IW affronta con la stessa verve incarognita con cui metteva in scena i tossici di Leith. Il collegamento droga-cibo spazzatura/attività fisica esasperata è immediato.
Non è il libro di Welsh che ho preferito, il finale per esempio è "telefonatissimo", ma è sempre uno tra i migliori romanzi che ho letto negli ultimi tempi. La storia è davvero fuori di testa, perciò divertente (tanto). E poi Irvine scrive come un dio e il suo traduttore Massimo Bocchiola sa come valorizzare in italiano quel linguaggio gergale, cinico e sboccato in grado di caratterizzare i personaggi in modo favoloso.
Portatevelo in vacanza anche se (testato personalmente) il titolo attira attenzioni morbose di chi non conosce l'autore ("maaaa, queste gemelle?" "hi hi hi, ma che cosa leggi?" detto da gente che si sfonda regolarmente di 50 sfumature di banalità).

2 commenti:

  1. Be', comunque il titolo è geniale. E il romanzo mi attira tantissimo!

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    Risposte
    1. Di suo c'è anche "Godetevi la corsa", uscito da pochissimo. Però questo me lo lascio per le prime serate di freddo (con i 40° e le secchiate di umidità di adesso, una serata divané con libro e trapunta mi sembra un miraggio lontano).

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