L'Artista del Coltello di Irvine Welsh (Recensione)



Che cosa non funziona nell'ultimo libro di Irvine Welsh, L'Artista del Coltello?
Ci ho messo un po' a capire che cosa mi fosse rimasto di traverso. Alla fine sono riuscita a identificare due aspetti che, secondo me, non vanno proprio.
Per il resto il romanzo è godibile; l'ho letto in due sere, nonostante sia piuttosto lungo, ma il bastardo scrive come un dio e la trama fila liscia che è un piacere.

Ed ecco la prima pecca: una trama troppo liscia, che IW snocciola con maestria, senza mai mettere il naso fuori dalla sua zona di comfort. Il risultato un po' delude, inutile negarlo, è una storia che sembra scritta col pilota automatico. Certo, gli si vuole bene al ragazzo pelato, ma ha creato ancora una volta una trama telefonata: a metà libro sapevo già come sarebbe andato a finire.
La sensazione che rimane dopo aver letto il romanzo, è di un compito svolto rimanendo nell'ordinaria amministrazione. Un compito fatto benissimo, ci mancherebbe, ma senza guizzi geniali, scene raccapriccianti e mitiche




Ma non è solo questo, c'è dell'altro, mi sono detta dopo esser rimasta un po' con libro finito tra le mani per la consueta riflessione post-romanzo.

Cominciamo a vedere la trama.

Il protagonista è Begbie, il vecchio socio psicopatico del Renton di Trainspotting. Negli ultimi dieci anni si è dato una calmata ed ha cambiato completamente vita. Si fatto la sua galera, ha conosciuto una ricca e bionda americana, ora abita in California ed è diventato un artista. Un artista del coltello, appunto, specializzato in sculture di gente famosa che brutalizza con la lama. È molto quotato nell'ambiente delle gallerie e se la passa piuttosto bene. Oltre alla moglie bellissima, ha pure due figlie che adora e che lo adorano.

Vertigine.

Disorientamento.

Dov'è il vecchio Frank Begbie che ci piaceva tanto?




Irvine vuole un bene cane ai suoi personaggi. Le sue storie hanno sempre sullo sfondo i personaggi degli altri libri, tanto per non farci dimenticare che il mondo sconclusionato di Leith esiste ancora e va avanti secondo le dinamiche narrative che Welsh ha costruito con tutti i suoi romanzi, come un'enorme copertona patchwork, calda e rassicurante. O un tappeto dove lasciarsi andare.


A questo giro, tra i personaggi in secondo piano, ritroviamo l'erotomane Terry, protagonista del romanzo precedente Godetevi la corsa, qui ritornato al ruolo di comparsa sullo sfondo, a fare il suo lavoro solito: il tassista a Leith.
Dunque anche se Begbie si trova a dover ritornare in Scozia per una faccenda piuttosto brutta e pericolosa, non ci si preoccupa mai per lui.
Sappiamo che Frank Beegbie è ben al sicuro e lo rimarrà, perché il buon Irvine non ha cuore di far del male ai suoi personaggi, specialmente a quelli più disfunzionali.


Dunque il difetto che ho trovato in questo libro è di essere troppo scorrevole, troppo scontato, troppo appoggiato ai romanzi precedenti. Come appassionata di IW me lo sono goduta, però mi ha lasciato un sapore strano in bocca.
So già che in futuro ci sarà il romanzo della reunion tra Renton, Begbie, Sickboy e Spud...

L'artista del coltello di Irvine welsh è edito da Guanda, tradotto come sempre magistralmente da Massimo Bocchiola. Infine la copertina originale che secondo me è molto meglio di quella italiana:



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