Allora, che mi dicevi di Camilleri?



«Camilleri si è tutelato.»
«Chi?»
«Camilleri, lo scrittore. Quello di Montalbano, dai.»
«Sì, certo. Che ha fatto?»
«Dicevo: si è tutelato.»

Faccio fatica a ricordarmi come siamo entrati nel discorso.
Faccio fatica a ricordarmi di quale discorso si tratti.
Faccio anche fatica a ricordarmi perché sia entrata nella sua stanza.

Non è solo colpa degli antistaminici, non è possibile.
C’è qualcos’altro.
Un malessere esistenziale, sicuramente. Lo spettro dello Zeitgeist malato che si manifesta nell’hic et nunc, martoriato da una futile esistenza precaria, in balia perenne di forze capricciose che…

«...nella cassaforte della Sellerio.»
«Eh?»
«Sì, nella cassaforte.»
«Ma che cosa, scusa non ti seguo?»

Mi cade l’occhio sulla cartellina azzurra con il logo della compagnia di assicurazioni. Ah ecco che cosa ero venuta a cercare. La apro di sfuggita, riconoscendo la mia calligrafia.

«L’ultimo capitolo del romanzo di Montalbano. La fine. Capisci?»
«Non ho mai letto i racconti né visto i film di Montalbano, mi spiace. Ma poi che c’entra la cassaforte? Scusa ma non ti seguo.»
«Me ne sono accorto, vai. Oggi ti vedo assente, con lo sguardo vacuo.»

Il ragioniere è irritato.

«Sono le allergie» taglio corto. «Senti, usciamo da qui? Andiamo giù per un caffè? Così mi spieghi meglio.» Dico schioccandogli le dita di fronte alla faccia.

Il ragioniere ha l'abitudine di fissarmi le tette. A volte ignoro, a volte glielo faccio notare con uno schiocco di dita deciso, in zona pupille, come adesso.

Si alza di scatto, abbandoniamo la stanza, percorriamo il corridoio. Lui grida: Usciamo! mentre si chiude la porta alle spalle.

Da metà scale entrambi sentiamo benissimo la collega Psycho che ci chiede imitando la voce da bambina piagnucolosa: «me lo prendete un fagottino-mela

Non le rispondiamo.

Oggi ci sta particolarmente sulle scatole.

Anzi, proprio sul culo, direi.

Alle 08:15 di stamani, neanche il tempo di levarci la giacca, ci ha accusati, in tre minuti di isteria pura, di averle mangiato dei cioccolatini di marca che teneva nel cassetto per i suoi cali di zuccheri.

Ahhhhh! Il mio cioccolatttteeeeeee Slitthhhhiiiiiiiii, dov’ehhhhh? Dove li avete messi???

Non sono stata io a mangiarle in cioccolatini, né il ragioniere.

Non sapevamo nemmeno che li avesse.

E grazie di averceli offerti, poi.

Che se lo vada a prendere da sola il fagottino-mela.

«Allora, che mi dicevi di Camilleri?»

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