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Cibi-guida della pandemia

Melanzane, taralli, crostatine all'albicocca, banane.

Ho il forno rotto da mesi, altrimenti avrei panificato a raffica, come tutti. Credo.

Sono due giorni che sono ritornata al lavoro e sto già facendo bilanci sulla mia vita e il mio futuro. Me lo posso permettere. Ce lo possiamo permettere, adesso. Siamo ancora in un limbo, la tragedia economica che ha colpito l'azienda verrà fuori tra qualche settimana. Per adesso è concesso fantasticare bischerate del tipo: "basta, mollo tutto e vado [sostituire con località amena della nostra gioventù]", "prenderò in mano la mia vita e le cose cambieranno..." ecc.

Alla prima riunione in cui ci verrà chiesto di guardare l'abisso ritornerò all'istante in modalità terrorizzata e disposta a sopportare qualsiasi cosa pur di salvare il posto di lavoro. Per adesso però non ci voglio pensare. Preferisco sognare una vita implausibile nei sobborghi di Londra, col pub di quartiere a due passi. Si chiamano meccanismi di coping, mi dicono.

Riso carnaroli, arance spremute, prosciutto cotto, pere.


Buone azioni quotidiane: il biglietto

Stamani ho fatto una buona azione, di cui mi sono parzialmente pentita subito.
Recap.
Sull'autobus era salita una signora anziana senza biglietto.
L'autista non ne aveva da vendere.
Succede spesso, forse l'Ataf dovrebbe mettere delle macchinette automatiche sugli autobus perché gli autisti odiano vendere i biglietti. Lo fanno sempre come se ti facessero un piacere. Li ho visti tante volte sbuffare e sospirare perché qualcuno aveva osato cercare di acquistare il biglietto a bordo.
Non so perché facciano così e neanche voglio saperlo, io sarei per bypassare l'umano senza tante remore: metti i soldi nella macchinetta e lei ti sputa il biglietto più il resto.
Tutto qui e fanculo all'autista.
Ma sto divagando.
Torniamo alla buona azione.
Dunque la signora era senza biglietto ed era preoccupatissima dei controlli. Pare che i controllori dell'Ataf siano parecchio stronzi. Ha chiesto se qualcuno avesse un biglietto da venderle. Tutti sono rimasti zitti.
Tutti tranne me.
Io signora, ho detto, tirando fuori un biglietto.
Ho cinque euro ha detto lei.
Non ho da farle il resto, ho risposto, però lo prenda lo stesso.
Grazie, ha detto lei prendendo il biglietto, ma come glielo pago?
Si figuri.
Ma mi dispiace, ha detto la signora mettendo il biglietto in tasca, senza timbrarlo.
Vabbè signora, se un giorno...
Ecco sì, se un giorno la ritroverò e lei avrà bisogno di un biglietto, glielo darò. Ha esclamato la vecchia, ispirata.
Eh no, signora, se un giorno lei incontrerà qualcuno, chiunque, senza biglietto, l'aiuterà. Ho puntualizzato.
In quel momento avrei dovuto fotografare la faccia della vecchiaccia mentre mi rispondeva: sì sì, come no.



L'importanza di imparare l'inglese... a Firenze sud





Firenze Sud.





Tanto verde e tanti pensionati di enti, ultimi sopravvissuti di quella piccola borghesia benestante che ormai non esiste più, decimata da crisi, debito pubblico stellare e precariato.

Qui gli abitanti della mia età, spesso hanno ereditato l'appartamento dai nonni, altrimenti, con gli stipendi di oggi, sarebbe pressoché impossibile permettersi una casa in queste strade.

Mi sveglio con un lieve dopo sbronza. Lo estinguo sul nascere, grazie a un paio di bicchieri d'acqua del rubinetto. È freschissima perché l'acquedotto (negli anni Ottanta era uno dei più moderni d'Europa) è a due passi, e l'acqua non deve attraversare chilometri di tubature vecchie e incrostate di scorie più o meno nocive come accade in altre parti della città.



Dove vivo io, per esempio.


Non è la destinazione, ma il viaggio che conta: London calling


Arrivo trafelata nel piazzale di S.M. Novella, giusto in tempo per mettere il culo sul sedile di un autobus fatiscente, carico di fiorentini su di giri, e diretto a Pisa, dove mi attende il solito volo scrauso Ryan Air comprato a caro prezzo all'ultimo momento.

In aeroporto la trafila è estenuante, ripongo deodorante, crema e struccante dentro a un sacchetto trasparente e mi unisco al serpentone di mini trolley.

Passo i controlli, ingollo un caffè che sa di ammoniaca e finalmente mi siedo. Ravano nello zaino cercando di pescare il Kindle, ma mi interrompo subito. C'è di meglio intorno a me. È in atto, infatti, un episodio live di Airport Security "Pisa Edition".

La moda dei libri e il book crossing viaggiando in India


Statistiche, giornali, blog di settore, ci ricordano continuamente il dramma dei numeri del mercato dei libri in Italia, dove nessuno legge più un cavolo*, tranne pochi (naturalmente sbagliatissimi) autori mainstream, e dove aleggia il misterioso analfabetismo di ritorno che ci porterà inesorabilmente tutti a votare Salvini e a chiuderci in casa per la paura della nostra ombra.

Esagerazione? Certo. Tuttavia è questo lo scenario apocalittico che viene fuori, forte e chiaro, se si trascorre un po' di tempo sui social, seguendo gli hashtag più gettonati in tema di editoria e lettura. In questo coro di prefiche amanti dell'odore della carta, c'è un aspetto trasversale che mi colpisce:

Compagno turista attento

Quieti e impacciati al punto che, in confronto a loro, anche i disciplinati tedeschi sembrano dei "casinisti". 
Così venivano presentati i turisti russi nei primi Anni Ottanta; presenze rare e discrete che muovevano i primi passi vacanzieri nei paesi capitalisti.

Tempo fa ho ritrovato su un vecchio quotidiano del 1983 una copia del vademecum di comportamento (stampato a Leningrado!) a uso dei cittadini sovietici in procinto di viaggiare all'estero. Si trattava di un documento riservato, addirittura riportante la dicitura: "non soggetto a divulgazione".
Nel 1983 c'era ancora la Guerra Fredda. Wikipedia ci racconta che in quell'anno Arpanet aggiornò il proprio protocollo dando il via a Internet; fu l'anno del rapimento di Emanuela Orlandi; dell'arresto di Enzo Tortora; della rielezione della Thatcher; dell'arresto di Buscetta e Tano Badalamenti; i Duran Duran pubblicarono il loro terzo album; l'anno in cui Microsoft rilasciò la prima versione di Word per DOS. Ronald Reagan era a capo degli USA, mentre in Italia avevamo il governo Fanfani e il mitico Sandro Pertini era presidente della Repubblica.

Facili esotismi



Ieri sera sono andata al Forte Belvedere. Come tutta Firenze. Ho fatto lì la mia consueta passeggiata preserale antistress. Bello, ma si sapeva. La scultura dell'artista cinese mi è piaciuta un sacco. Mi piacciono tutte le cose che danno una smossa all'immobilità paesaggio cittadino.
Ero da sola. Nel pomeriggio avevo spedito quattro sms per raccattare qualcuno con cui andarci ma ho ricevuto soltanto: un rifiuto, un antani e due non pervenuti.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...