Visualizzazione post con etichetta Quei post che li capisco solo io ma sono necessari. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Quei post che li capisco solo io ma sono necessari. Mostra tutti i post

Ormai

 

Il principale motivo per cui mi risulta difficile scrivere è che in questo periodo faccio una vita piuttosto ritirata.

Non è successo all'improvviso, ci mancherebbe. 

A poco a poco, negli ultimi anni, in seguito a una serie di scelte e situazioni di cui forse non sono neanche responsabile al cento per cento, mi sono trovata a percorrere un sentiero che non so come ormai è diventato il percorso di una buona porzione della mia vita. 

Non ho più la tele da quasi una quindicina di anni, ormai. Leggo i giornali solo quando mi fermo al bar, ormai. Frequento socialmente solo nicchie e bolle a me congeniali, ormai.

Si capisce che in una situazione così gli argomenti da blog decadano. 

Di brutto.

Al contempo sento anche che non mi evolvo più come un tempo, e non so se è perché ormai sono troppo vecchia o perché 'sta bolla è diventata di gomma dura, impermeabile come dei vecchi pneumatici lisci e per nulla ecologici.

È brutta la sensazione di rimanere nello stesso posto.

Cinque anni fa, adesso, tra cinque anni: sempre la stessa minestra.

Quando attraverso fasi esistenziali come questa il primo campanello di allarme sono le letture. Occhio alle letture. Per esempio, adesso sto leggendo questo libro, più di un campanello è una sirena ululante.

Ecco cambiare ok, ma tutto sommato non si sta così male, allora cambiare poco, pochissimo alla volta, ma anche no.

E in questo orizzonte lo scrivere mi risulta difficoltoso.

Ma non volevo scrivere questa roba. La foto, volevo parlare della FOTO. 

Guardiamo attentamente la foto, please.

La foto mi manda fuori di testa. 

Pensiamoci un attimo. Se un anno fa avessimo potuto vedere un'anticipazione, un flash del futuro e ci fosse apparsa questa foto, che avremmo pensato?

Di pioggia e stanchezza: che vuol dire essere scafata

Ho una ruota nel cuore che detta velocità e pesantezze. Sarà questa pioggia, sarà che il caldo letale è passato, ma in questi giorni dormirei di continuo. Aspetto con ansia il fine settimana anche se poi rimango a casa perché non ho niente da fare. Sono apatica, mangio troppo per noia. Leggo meno del solito, non ho voglia. Mi sento la febbre, ma sto benone. Sto guardando The West Wing, ma lo Zeitgeist è cambiato e mi stona vedere certe scene d'una ingenuità sconcertante. Ho dei giorni di ferie, ma non mi va di andare da nessuna parte e non mi va di stare neanche qui.

I cambi di stagione sono sempre così.



Della poca differenza



Molto del disappunto di questi giorni nasce dal rafforzarsi della consapevolezza che il nuovo mondo, della cui idea tutti ci siamo invaghiti, sarà ben poco differente dal vecchio. 
Certo, negli ultimi due mesi ci sono tante cose che sono cambiate, però - stringi stringi - nulla di veramente significativo. Superficialità, quisquilie, rotture di scatole, impoverimento. Cassa integrazione.

Mi viene in mente un dettaglio divertente.

Anzi, mi fa proprio ridere.

Parlo con amici che sono sempre stati un po' col piedino tendente a destra, con la manina pronta a scattare producendosi in rigidità grottesche, e adesso li scopro incazzatissimi per quanto le forze dell'ordine siano repressive, perché quella volta si stavano facendo i cavoli loro, gli hanno chiesto dove andate, hanno voluto i documenti, li hanno redarguiti con fare paternalistico per concludere con: questa volta non vi facciamo la multa e cose del genere, quando invece l'ordinanza non era chiara e dovrebbero essere più rispettosi dei cittadini. Cittadini-che-pagano-le-tasse.

Nel 2020 scoprire da insospettabili criptofascistelli – cartina di tornasole per individuarli: malcelata soddisfazione per i massacri di Genova 2001 + inossidabile tendenza all'autocommiserazione tout court – che le forze dell'ordine hanno bisogno di regole altrimenti tendono a diventare tracotanti è interessante, perché vuol dire aver vissuto poco o aver vissuto forse in qualche nicchia ovattata fatta di privilegi micragnosi e troppa televisione.
Accoppiata che ottunde e dà una percezione distorta di sé e del mondo in cui si vive.
Percezione che è pronta a volatilizzarsi in un puf! con un brusco tonfo nella "realtà vera" in caso, per esempio, di panedemia.
Ma anche in caso di molto meno.

Comunque che certe cose diventino un problema solo quando capitano in prima persona è un'altra "cartina tornasole dell'imbecillità" (cit. Tommaso Labranca❤️).

Template

Si può cambiare Template tutte le settimane? Praticamente è quello che sto facendo. Quando ero attivissima su Splinder, dunque durante la preistoria, chi faceva così erano i primi a lasciare perdere tutto quanto. Ora, considerando che sono all'incirca 16 anni che ho un blog, forse il mio traccheggiare sui template è davvero solo indice del bisogno di trovare il vestito giusto e basta.

Un bravo negro




Usciamo barcollando da casa di Matilde.
Anche se è già buio, ci siamo appena alzati da tavola, satolli.
Sono quasi le 17 di una fredda domenica d'inverno.
È stato uno di quei pranzi interminabili, abbiamo mangiato di tutto e bevuto di più.
Tanto di più.

Allora, che mi dicevi di Camilleri?



«Camilleri si è tutelato.»
«Chi?»
«Camilleri, lo scrittore. Quello di Montalbano, dai.»
«Sì, certo. Che ha fatto?»
«Dicevo: si è tutelato.»

Faccio fatica a ricordarmi come siamo entrati nel discorso.
Faccio fatica a ricordarmi di quale discorso si tratti.
Faccio anche fatica a ricordarmi perché sia entrata nella sua stanza.

Giardino d’inverno



«Un giardino d’inverno.»

«Cosa?»

«Sì, un giardino d’inverno.»

«Mmm... Interessante.»

Rimane perplessa fingendo di rifletterci su. In realtà sta pensando ai cavoli suoi. Lo vedo dallo sguardo vacuo e dal sorriso congelato.

Veglie notturne e frammenti di pensieri: il passato che tenta di riproporsi




Novoli, interno notte.

- Sono atterrita dalla limitatezza del mio vocabolario.

Lo dico a voce alta, anche se sono sola in casa.

Sono ore che cerco di scrivere un paragrafo su una roba che dovrei conoscere bene, invece adesso il vuoto siderale. La mente annullata, come poteva succedere solo a scuola, durante un'interrogazione a sorpresa.

Podismo e falsi vegani: un flusso anomalo dagli albori del web al giorno d'oggi



Verso la fine degli Anni Novanta mi ritrovai ad amministrare un forum online di podisti amatoriali. Fu una cosa provvisoria, sostituivo una persona per poche settimane. Su quel forum (purtroppo ho dimenticato il nome, non posso verificare se esista ancora) c'erano varie sezioni dedicate all'allenamento quotidiano, all'attrezzatura da corsa, alla motivazione mentale, alla preparazione in palestra, alla segnalazione delle gare in corso, ecc.
Ricordo che era uno spazio online molto partecipato, direi affollatissimo. Però erano decisamente altri tempi: Facebook sarebbe arrivato solo una decina di anni dopo, tanto per rendere l'idea.

Melensa e sbilenca


Quando sto po' di tempo senza scrivere diventa difficile ricominciare e ritrovare il ritmo. È come riprendere a fare sport dopo una lunga pausa a base di bagordi e divano. All'inizio pare una cosa senza senso, ma poi quando cominciano a far male i muscoli, le tossine vanno via col sudore, e il respiro si regolarizza, senti che lo sforzo fa bene e ti spingi a continuare. Allo stesso modo, scrivere un post dopo aver perso l'abitudine pare un'attività senza senso e piuttosto faticosa, ma andando avanti senti che fa bene, ecc.
E in più in questo periodo sono melensa. Abbacchiata, quasi 'na morticina. Una cosa insopportabile. Eppure non va nemmeno tutto così male. Ho passato periodi ben peggiori.
Allora che cosa c'è che non va? Ci ho pensato per un po' e sono arrivata alla conclusione che sia un problema di baricentro. Il mio è spostato, proprio come quello della torre di Pisa, e mi aggiro nel mondo tutta sbilenca. Un mal di schiena che mi allieta da un paio di giorni conferma questa teoria. Così mi scervello per recuperare un po' di joie de vivre, che così mi faccio uggia da sola. Se adesso trovassi la famosa lampada col genio dentro, non saprei che cavolo chiedergli.
Ci penso a cosa potrei desiderare, mentre la mente si annulla. Ecco, questo è lo stato d'animo che mi accompagna in questi giorni.
Melensa e sbilenca.

Ansia da prestazione

Più sto lontana dal blog, più è difficile rimetterci le mani i polpastrelli. In questi mesi scrivo niente, non perché ho abbia fare più del solito, ma solo perché sono viva e mi va di fare altre cose che lì per lì mi piacciono di più. Poi però penso ai momenti del dopo pranzo, quando vengo qui a raccontare le piccole e futili cose della mia vita e poi mi soffermo a leggere quelle degli altri selezionatissimi, come si faceva una volta. Allora mi ricordo che questo è ancora il mio hobby preferito e che dovrei dedicargli più tempo, perché mi piace ancora molto, ecc. E giù sensi di colpa. Sensi di colpa come se piovesse. Invece mi ero presa solo una pausa. Dai.

Non esistono più le mezze stagioni: ritorno al blog



Ieri si moriva di caldo. Difficile respirare, respirare profondamente gustandosi l'aria che entra nei polmoni. Sconsigliato stare all'aria aperta da tutti i TG, anche se poi chiunque doveva uscire per forza di cose, non è che puoi mandare il robot personale al supermercato o a lavorare al posto tuo, dai. Il caldo percepito, la temperatura reale che infrange ogni record. Sudare copiosamente da sotto il mento. Doccia alle 4 del mattino e poi ributtarsi sul letto senza asciugarsi, sperando di abbassare un po' la temperatura del corpo ché il colpo di calore non è roba da scherzarci.

Piano d'azione contro lo stress: azzittire le suonerie, allontanare le tastiere e leggere più libri (infine capire bene come funziona la dopamina)

Sto cercando di migliorare la mia vita in modo consapevole. Di solito lascio che i cambiamenti mi piombino addosso quando cavolo gli pare, accogliendoli con l'entusiasmo della condannata a morte. A questo giro però devo cambiare atteggiamento al più presto perché ho una brutta bestia da combattere: lo "stress da multitasking".

Eccoci, con piano B (scaduto)

Ci sono, ma latito mio malgrado. A volte succede. Il blog è il mio hobby rilassante, la parentesi antistress in una vita tutto sommato non sgradevole. Tuttavia ormai mi conosco bene: quando passano più di due settimane in cui produco solo bozze perché non ho tempo di organizzarmi e fare un post intero, è un brutto segnale: stress che monta e poi si manifesta all'improvviso in pochi, collaudati, modi inopportuni: ingestione di calorie inutili, insonnia, visione bigia dell'esistenza condita con malumori antisociali.
Non sto dicendo che il blog curi tutti i mali e protegga da qualsiasi avversità, però nel mio caso aiuta un casino.
Sarei curiosa di sapere per quante altre persone sia così.

P.s. Comunque, se avessi ancora vent'anni, di certo prenderei in considerazione il "piano B":

Il potere isolante dei libri



Nota veloce che ho freddo e poco tempo per scrivere. Ho un desiderio piuttosto forte: vorrei passare questi giorni chiusa in una biblioteca antica, una di quelle di famiglia blasonata, possibilmente in un castello suggestivo. Una stanza grande, con le comode poltrone di pelle, tanti punti luce, caminetto acceso, legno dappertutto, tappeti persiani e un ottimo angolo bar con i migliori whisky.
Vorrei chiudermi in un posto del genere fino alla Befana compresa. Ma non per l'amore per i libri, e nemmeno per l'odore della carta. Piuttosto per il sottovalutato, ma per me fondamentale, potere isolante della carta.

E se la felicità più duratura stesse nelle piccole cose?

Riflettevo su un post che ho scritto giorni fa. Secondo alcune ricerche risulta più veloce superare i grandi traumi rispetto a quelli più piccoli. Per le batoste più leggere non partono le difese naturali che si attivano automaticamente nel caso dei colpi grossi, e allora lasciarsi alle spalle la brutta cosa diventa più gravoso.

Ma tutto ciò vale anche al contrario?

La p.o. della Provincia di Solcazzo

Cerco di essere criptica a questo giro.
Ma c'ho la necessità dello sfogo.
Perché i miei post come questo qui sotto, sono davvero tanto più blandi rispetto alla cruda realtà delle cose.
Ieri, per esempio, mi sono trovata nel mezzo di una fiera affollata e afosa all'inverosimile, col mio referente dalla Provincia di Solcazzo (inutile dire quale, non è il punto del post) che mi ha comunicato l'orario sbagliato e ha dimenticato di lasciare spazio per il tema da affrontare.

Nobili e dipendenti pubblici: praticamente la stessa cosa

Giornate con livelli di stress che si possono tagliare a fette e poi usarle per farcire un panino: "sandwich allo stress e sanguinaccio, con una spruzzatina di succo di bile". Rende l'idea perfettamente.
Si avvicinano l'autunno e lo spleen depressivo.
Le giornate silenziose, i contrasti di luce dell'estate rimangono un ricordo languido. Ora è tempo di foschia e ansia diffusa: più stress per tutti.

Tu chiamale se vuoi, emozioni

Son tre giorni che scartabello casa moccolando con passione e fantasia.  Ho perso un oggetto a cui tenevo molto. Non so quando né come. Ogni tanto mi succede, non ci posso fare nulla.

Mia nonna diceva: la casa non ruba ma nasconde.

Casa mia pare che si diverta un mondo ad eclissare cose a caso ma sempre quando servono, così, tanto per farmi impazzire.

Ma in questo momento ho un problema ben più grosso per le mani.

Un problema di emozioni.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...