Un bravo negro




Usciamo barcollando da casa di Matilde.
Anche se è già buio, ci siamo appena alzati da tavola, satolli.
Sono quasi le 17 di una fredda domenica d'inverno.
È stato uno di quei pranzi interminabili, abbiamo mangiato di tutto e bevuto di più.
Tanto di più.

Allora, che mi dicevi di Camilleri?



«Camilleri si è tutelato.»
«Chi?»
«Camilleri, lo scrittore. Quello di Montalbano, dai.»
«Sì, certo. Che ha fatto?»
«Dicevo: si è tutelato.»

Faccio fatica a ricordarmi come siamo entrati nel discorso.
Faccio fatica a ricordarmi di quale discorso si tratti.
Faccio anche fatica a ricordarmi perché sia entrata nella sua stanza.

Espedienti da lettrice: il metodo Pidocchio

Ho due sistemi per scegliere le mie letture.

Il primo, quello canonico, si basa sui miei interessi, gusti, suggerimenti di amici, blogger fidati, e via discorrendo.

Il secondo sistema invece è più raro, ma altrettanto valido e sovente foriero di soddisfazioni.

Lo chiamo il Sistema Pidocchio.


L'amico frikkettone: sei anni dopo


Non è vero che non scrivo più.

Tutt'altro.
Scrivo altrove, di altre cose. Meno personali, meno divertenti per me.

Ma la verità è che sono stressata e incasinata.
Cerco di visualizzare la mia vita in un'immagine unica: un enorme, gigantesco Tetris sgargiante, coi pezzi che cadono sempre più veloci.
Ciascun pezzo un capitolo di un'esistenza come tante, da cui non riesco a sfuggire nemmeno durante una fantasia diurna come questa che è sbocciata così, dio solo sa perché.

Un gesticolare nervoso mi riporta al presente.
Lui mi fissa impaziente, sta aspettando una riposta e io oso distrarmi.
«Impossibile» sentenzio.
«Come impossibile?»
Adesso è seccato. Lo vedo da come tira i nervi del collo.
Annuisco gravemente.
«Perché dici così?» Chiede ancora, cercando il mio sguardo che invece vaga in alto, tentando di anticipare il pezzo di Tetris che mi sta piombando dritto sulla testa.
 «Vedi, non è una scelta che possono fare tutti. Ci vogliono dei pre-requisiti imprescindibili a mio avviso» dico lentamente, come se facessi fatica a scegliere le parole giuste. In realtà ho attivato solo il neurone-muletto, è più che sufficiente a portare avanti la conversazione.
Alzo la mano sorridendo.
La cameriera si avvicina.
«Che cosa le porto, signora?»
«Un Americano, per favore.»
«E un'altra birra» aggiunge lui.
Attende che la cameriera si allontani e poi sbotta offeso: «io non ti capisco, questa potrebbe essere una svolta per la mia vita e tu sei sempre così negativa. Perché dici che non è possibile? Io... io in questo paese di merda non ci resisto più.»
«Perché nessuno sano di mente può dire sul serio: mollo tutto e vado in Messico...»
«Ehm, Ecuador.»
«Giusto Ecuador, era l'altra volta il Messico, mi sono confusa. Comunque nessuno può dire così. Una base di sussistenza ci vuole, chiamala come ti pare: riserva di soldi, risparmi, gruzzoletto, eredità, rendita, un affitto... Robe così. E tu non ce l'hai, giusto?»
«No.»
«Ecco perché, secondo me non puoi partire di punto in bianco, senza soldi per la Thailandia...»
«Ecuador!»
«Sì scusa Ecuador,  ma il concetto non cambia: Ecuador, Thailandia, un trullo in Puglia. Tu ambisci a un'esistenza da nullafacente, pardon artista, ma anche se ti trasferissi dove la vita costa poco o pochissimo, non potresti campare d'aria per il resto dei tuoi giorni. Non credi? D'altronde l'accumulo significa scendere a patti con quel sistema che combatti da sempre, giusto? Insomma: un precario che ha sempre guadagnato 500 euro al mese, ce lo vedi ad andare a vivere in un posto dove avrà ancora meno possibilità di sussistenza? E tu che hai un reddito ancora più basso, sei sulla stessa barca del precario.»
Annuisce pensoso. Poi dice piccato: «Ho le mie risorse, comunque, posso sempre inventarmi un lavoro.»
Inventarmi un lavoro, diocristo.
«Ok, se lo dici tu» taglio corto.
Non sono in vena di polemiche, mi è stata chiesta l'opinione su una cosa che non avverrà mai, l'ho detta e mi sono già stancata della pesante compagnia.
Salutiamoci e facciamo passare altri cinque o sei anni.
Mi sembra la scelta più salutare.
Gli articoli sui blog di "wellness" che consigliano di tagliare i rami secchi ed eliminare le cosiddette amicizie tossiche, sembrano scritti proprio per noi.
Arriva la cameriera col mio Americano e la birra. Mette il conto sul tavolo: «Allora: con quella di prima sono due birre e un Americano, fanno 16 euro.»
«Eh, scusa, sono un po' a secco puoi anticipare?» dice lui.
Non ricordo una volta che abbia pagato qualcosa al bar, anche solo per sé stesso.
L'amico frikkettone è deluso, si vede che si aspettava un'altra reazione da me. Del resto una convocazione così, in un bar del centro, dopo anni che non ci vediamo mi ha messa sulla difensiva. Conosco i miei polli.
Tra l'altro, nel vecchio gruppo di amici, sono l'unica ad aver acconsentito a incontrarlo. Forse per masochismo, o per altri sentimenti auto distruttivi che adesso non ho voglia di esplorare.
«Non hai i soldi nemmeno per le tue due birre?» chiedo.
Non voglio fargliela facile.
«Ehm, no.» dice con un sorrisino odioso.
Senza aggiungere altro, pago tutto io.
La cameriera si allontana.
Lo guardo, è invecchiato.
Ed è pure ingrassato tanto da quando ha lasciato Firenze ed è tornato a vivere con la mamma.
Ma ora è felice anche se non lo ammetterebbe mai apertamente: non deve più preoccuparsi di far finta di cercare lavoro.
Nonostante i segni del tempo, infatti è rilassato, disteso, inspiegabilmente abbronzato.
È sparito dai radar di tutti noi, vecchi amici di sempre che non abbiamo fatto nemmeno poi tanto per trattenerlo; nell'ultimo periodo gli avevamo affibbiato il soprannome "la tassa", non c'è bisogno di aggiungere altro.
Ogni tanto su Facebook posta qualche sua foto con amici più giovani, parecchio più giovani. Lo vediamo a concerti semi-deserti, oppure seduto a improbabili tavolate e foto di gruppo ai giardinetti coi graffiti in sottofondo.
«Comunque potrei sbagliarmi» continuo senza sapere perché. «Potrebbe essere davvero una soluzione ideale andare via, abbandonare l'Italia.»
«Infatti» dice piccato. «Poi mi posso organizzare, non credo di aver problemi a cavarmela da solo in Ecuad...»
«Eh no. Scusa se ti interrompo: hai appena ordinato e bevuto due birre pur sapendo di non avere soldi» dico senza riuscire a trattenermi.
«Vabbè, ma che c'entra?»
«C'entra perché hai dato per scontato che io avrei pagato per te, e ti sei sentito libero di prenderne due di birre, tanto i soldi sono i miei.»
«Se è così te li rendo, non ti preoccupare» dice offeso.
«Non l'ho detto per questo, era solo per farti capire che non hai risorse e non ti interessa nemmeno averne. Non hai testa per gestirti i soldi da solo. Poi eh, se mi rendi i soldi li prendo.»
Fa finta di non capire.
Finiamo il drink in silenzio e ci salutiamo.
Non mi ha fatto piacere rivederlo.
E nemmeno a lui.




*L'amico frikkettone è stato un peronaggio ricorrente nel mio vecchio blog.

Domenica mattina in libreria

Stamani mi sono fatta una passeggiata in centro con doverosa sosta in libreria, dove ultimamente la mia attenzione viene sempre catturata dalla sezione dei libri di cucina del momento, quelli più in voga, con i cuochi fighi.

L'estinzione di Babbo Natale


Quest'anno, al posto delle solite luci natalizie, vanno di moda i proiettori di lucine colorate. Ne ha uno anche il tizio di fronte a casa mia, quello che in estate sta sempre in terrazza, in mutande, a urlare una telefonata dopo l'altra. Invece adesso ha montato sulla balaustra una specie di bulbo che spara fasci luminosi tutto intorno, come in una discoteca vecchio stile.

L'Artista del Coltello di Irvine Welsh (Recensione)



Che cosa non funziona nell'ultimo libro di Irvine Welsh, L'Artista del Coltello?
Ci ho messo un po' a capire che cosa mi fosse rimasto di traverso. Alla fine sono riuscita a identificare due aspetti che, secondo me, non vanno proprio.
Per il resto il romanzo è godibile; l'ho letto in due sere, nonostante sia piuttosto lungo, ma il bastardo scrive come un dio e la trama fila liscia che è un piacere.

Labranca For Dummies


Labranca for Dummies, fenomenologia di un intellettuale fuori dal coro. Giovedì 27 ottobre 2016, Auditorium Piero Calamandrei, La Scala Studio Legale, via Correggio 43, Milano. Sarà presentato il nuovo numero di Tipografia Helvetica, dedicato al suo direttore, realizzato con il contributo collettivo di amici appassionati. <3

Le due me stessa


Ci sono due me stessa nel mondo.

C'è la me stessa del mattino e c'è la me stessa della sera.

Ci sono sempre state: una è più energetica e impulsiva, l'altra più stanca e riflessiva.

Un gesto elegante? UNINSTALL -> FOODORA


Mi ha colpita la storia del lavoratori di Foodora che stanno protestando per le condizioni di lavoro non dignitose. Foodora è un'azienda di servizio-fattorini in bicicletta, per consegne di pasti a domicilio: funziona con una App. La stessa app serve anche come strumento di licenziamento: si blocca il fattorino da buttare fuori e ciao ciao lavoratore, senza tante storie.

La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata quando Foodora ha obbligato i dipendenti a passare da una misera paga oraria di €5, a una ancor più misera a cottimo €2,70 a consegna. Come nota Alessandro Gilioli i lavoratori a voucher sono messi meglio di così.

La teoria della classe disagiata - recensione + flusso di coscienza

  Ho finito di leggere La teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, edizione Minimum Fax. Una lettura che mi ha messo addo...